Associazione Elisabetta Paolucci

Lettera al quotidiano Trentino: “Non vedo mia figlia da alcuni mesi”

Logo_TRENTINODa oltre cinque anni sono separato e da tre mesi divorziato. Il mio unico vero problema è mia figlia che ha dieci anni e che vedo raramente; ad oggi sono parecchi mesi che non la vedo. Il motivo? L’assistente sociale ha deciso di interrompere di sua iniziativa le visite protette, visite che si svolgevano in un locale non adibito a quel tipo di ritrovo. La madre cresce la bambina a modo suo, sempre con lei e mai con i suoi compagni di giuoco; se mi telefona lo fa utilizzando la figlia unicamente per richiedere denaro.

Inoltre incute nella bambina negatività nei confronti del suo papà. Ricordo inoltre che per poter vedere mia figlia ho dovuto pagare e il tribunale mi ha fatto spendere oltre settemila euro di perizie che a nulla sono servite se non a riempire le tasche dei Ctu (Consulenti tecnici d’ufficio) che mai hanno saputo intervenire con autorevolezza e con la determinatezza necessarie in sede di direttive. Il Tribunale ha stabilito che la figura del padre è importante per la crescita della bambina, dando la possibilità di poter vedere mia figlia a casa mia sempre con una assistente sociale. La ex moglie non è d’accordo e tale posizione ha condizionato a tal punto il Tribunale da essere stata valutata normale. Mia figlia cresce nella “paura” di incontrarmi per strada, vorrebbe parlarmi ma non può. Tutto quello che lei fa, dove va, vengo a saperlo da amici o conoscenti e quando ci sono delle ricorrenze molto importanti non vengo neanche informato né invitato. Le continue e reiterate denigrazioni, instillate con metodiche e tempistiche programmate, chiudono un quadro pesante nei confronti della credibilità del papà stesso. Ad oggi, 10 gennaio 2013, nulla è chiarito in merito alla modalità degli incontri, se o servizi sociali decideranno in una direzione o l’altra, e quando eventualmente lo faranno; i due soggetti terzi, Tribunale e Assistenti sociali hanno il diritto dovere di valutare con attenzione e di decidere. Non possono a mio parere però tergiversare o maturare una sorta di melina nel centrocampo della vita di una bambina la quale appare vittima sacrificale destinata, in una vicenda di cui non ha colpa alcuna. La sottovalutazione dei tempi nelle vicende che hanno per protagonisti bambini sono di una gravità quasi superiore, sicuramente alla pari di un danno indelebile scientemente procurato. E se questo viene prodotto da un ente che dovrebbe invece tutelare gli interessi dei più indifesi la rabbia e il disgusto si moltiplicano. La centralità degli interessi del fanciullo devono sovrintendere all’intero iter legale per preordinare un futuro al giovane che intanto, dal punto di vista normativo, sia corrispondente alle sue esigenze. Senza questo passaggio di legge diventa assai arduo, ma direi impossibile, giungere anche a quello formativo perché impedito nei fatti a sostanziarsi. Questo mio breve intervento non vuole apparire come uno sfogo né nutre la pretesa di assurgere a verità unica; è la rappresentazione di una situazione, la mia, che ambisce al modesto obbiettivo di sollevare un tema importante. Sempre a disposizione naturalmente per un tranquillo confronto.

Lettera firmata

Fonte: ricerca.gelocal.it/trentinocorrierealpi/

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